Domande e risposte

Quali sono per la Svizzera i vantaggi dell’Accordo?

• L’Accordo migliora la sicurezza giuridica e di pianificazione nei rapporti economici con l’Indonesia e offre alle imprese svizzere nuove opportunità di sbocco.
• Per quanto riguarda i principali interessi commerciali della Svizzera, l’Accordo pone fine alla discriminazione del nostro Paese rispetto agli altri Stati che beneficiano già di un accordo commerciale con l’Indonesia, come il Giappone e l’Australia. Inoltre, visto il livello relativamente elevato dei dazi indonesiani, l’Accordo offre alle imprese svizzere un vantaggio concorrenziale rispetto ai concorrenti di Paesi che non vantano un ALS con l’Indonesia.
• L’Unione europea e l’Indonesia sono attualmente impegnati in negoziati di libero scambio. Gli esportatori svizzeri rischierebbero quindi di essere discriminati rispetto ai loro principali concorrenti dell’UE.
• Una volta scaduti i termini previsti per l’abolizione dei dazi, la Svizzera potrà esportare verso l’Indonesia il 98 per cento dei suoi prodotti in franchigia doganale^[1]. Le concessioni tariffarie sono concepite in modo tale da permettere a tutti i principali esportatori svizzeri di beneficiare dell’Accordo; questo vale sia per l’industria che per i produttori agricoli.
• Rispetto a oggi, le imprese svizzere potranno quindi realizzare un risparmio sui dazi equivalente a circa 25 milioni di franchi all’anno.
• Con l’eliminazione dei dazi verranno probabilmente a crearsi nuove opportunità d’esportazione per la Svizzera, oggi impedite dagli elevati dazi indonesiani nel settore industriale (8 % in media).

[1] Fermo restando che tutte le esportazioni si svolgano in applicazione dell’Accordo.

Quali sono per l’Indonesia i vantaggi dell’Accordo?

• Con l’entrata in vigore dell’Accordo la Svizzera elimina i dazi sui prodotti industriali indonesiani.
• La Svizzera fa concessioni su certi prodotti agricoli per i quali l’Indonesia ha un particolare interesse d’esportazione.
• Nel settore agricolo non è tuttavia previsto il libero scambio. Le concessioni svizzere sono limitate (anche per l’olio di palma) e non mettono a rischio la produzione agricola nazionale.
• Grazie alla maggiore sicurezza giuridica nei rapporti commerciali, l’Indonesia diventa una piazza economica più interessante per l’insediamento di succursali svizzere.
• La Svizzera aiuterà l’Indonesia a fare in modo che ampie cerchie della popolazione possano beneficiare dell’Accordo. Questo sostegno verrà fornito prevalentemente nell’ambito dell’attuale cooperazione economica, presente in Indonesia già da tanti anni.
• L’obiettivo è promuovere una crescita durevole che giovi all’intera popolazione e che tuteli le risorse naturali del Paese asiatico. Nell’agricoltura e nella produzione dell’olio di palma la Svizzera sostiene diversi progetti intesi a sviluppare processi produttivi che siano rispettosi delle risorse e che sostengano, in particolare, i piccoli agricoltori. Questi progetti dovranno permettere anche alle piccole aziende indonesiane di sfruttare in maniera sostenibile il potenziale dell’Accordo.

Perché la Svizzera intende ridurre i dazi sull’olio di palma?

• L’olio di palma è uno dei principali prodotti d’esportazione dell’Indonesia.
• Anche se i quantitativi di olio di palma importati dall’Indonesia sono molto esigui (nel 2019 sono state importate 35 t, il che equivale solo allo 0,1 % del totale), un accordo di questo tipo deve essere equilibrato e coprire gli interessi di entrambe le parti.
• Senza le concessioni sull’olio di palma, l’Accordo non sarebbe stato siglato perché non avrebbe preso in considerazione gli interessi dell’Indonesia.

Quali concessioni sono state accordate sull’olio di palma?

• Sull’olio di palma la Svizzera ha concesso contingenti bilaterali con riduzioni tariffarie. Non è però previsto il libero scambio, anche perché non sarebbe stato compatibile con il mandato negoziale della Svizzera.
• Sull’olio di palma la Svizzera ha accordato all’Indonesia concessioni tariffarie limitate (sconto del 20–40 %), da applicarsi alle importazioni fino a un massimo di 12 500 tonnellate all’anno.
• Nel periodo 2012–2019 la Svizzera ha importato in media 32 027 tonnellate di olio di palma all’anno da tutto il mondo (tendenza calante). In questo periodo circa il 2,5 per cento dell’olio di palma importato proveniva dall’Indonesia, mentre nel 2019 la cifra era scesa allo 0,1 per cento (35 t).
• Le riduzioni tariffarie sono state concesse previa consultazione dei rappresentanti del settore interessato. In questo modo si è potuto garantire che non rappresentino un pericolo per l’agricoltura elvetica.
• Per beneficiare delle riduzioni, l’importatore deve dimostrare che il «suo» olio di palma sia stato prodotto in maniera sostenibile.

Quali sono i requisiti di sostenibilità per l’olio di palma?

• Per garantire la sostenibilità e la tracciabilità dell’olio di palma importato, il Consiglio federale ha inserito nell’Accordo due condizioni:
  • ° Le importazioni preferenziali devono rispettare le disposizioni dell’articolo 8.10 «Gestione sostenibile del settore dell’olio vegetale» dell’Accordo. Questo implica le seguenti condizioni:
    • ° no alla deforestazione delle foreste primarie,
    • ° no al drenaggio delle torbiere,
    • ° no alla deforestazione per abbruciamento,
    • ° sì al rispetto dei diritti delle comunità indigene e dei lavoratori.
  • ° Le importazioni preferenziali autorizzate nei limiti di questi contingenti devono essere effettuate in cisterne di al massimo 22 tonnellate, in modo da garantire la tracciabilità del prodotto lungo la catena di approvvigionamento.
• Se queste condizioni non sono soddisfatte, l’olio di palma non può essere importato alle condizioni preferenziali previste dall’Accordo.

Come fa la Svizzera a garantire che i requisiti di sostenibilità per l’olio di palma siano rispettati?

• Il Consiglio federale fisserà in un’ordinanza le condizioni per l’importazione di olio di palma in applicazione dell’Accordo. A dicembre 2020 ha avviato una consultazione sul corrispondente avamprogetto di ordinanza. L’ordinanza entrerà in vigore insieme all’Accordo.

• L’ordinanza specificherà i sistemi di certificazione ammessi come prova di sostenibilità e i relativi meccanismi di controllo.

• Per verificare il rispetto della condizione di sostenibilità sono ammesse soltanto le più severe norme esistenti e accettate dal mercato. Queste norme sono state valutate nell’ambito di uno studio comparativo.

• Il rispetto dei criteri previsti dai sistemi di certificazione dell’olio di palma riconosciuti dal Consiglio federale nell’ordinanza d’esecuzione viene verificato in loco da organismi di certificazione indipendenti (p. es. dalla SGS svizzera o dalla AgroVet austriaca).

• Questi organismi di certificazione sono a loro volta controllati da un’organizzazione di accreditamento indipendente. Sia gli organismi di certificazione che le organizzazioni di accreditamento devono operare in conformità con le linee guida ISO pertinenti.

• L’elenco dei sistemi di certificazione ammessi sarà rivisto a intervalli regolari e con il coinvolgimento del settore interessato e della società civile. Un sistema che non soddisfa più i criteri dell’Accordo sarà cancellato dall’elenco. Viceversa, un nuovo sistema che soddisfa i requisiti previsti può essere aggiunto all’elenco.

• Per consentire la tracciabilità dell’olio di palma sostenibile importato nei limiti dei contingenti previsti dall’Accordo, le partite di merci dovranno essere trasportate esclusivamente in cisterne di al massimo 22 tonnellate.

L’Accordo comporterà un aumento delle importazioni di olio di palma in Svizzera?

• Nell’Accordo la Svizzera ha concesso all’Indonesia sconti tariffari limitati sull’olio di palma sostenibile. Questi sconti sono concepiti in modo tale da non provocare un aumento complessivo delle importazioni di questo prodotto in Svizzera.
• È possibile che grazie all’Accordo l’Indonesia guadagni a lungo termine nuove quote di mercato a scapito di altri Paesi come la Malaysia.
• Questa possibilità potrà tuttavia concretizzarsi solo se i produttori indonesiani sapranno soddisfare le condizioni imposte dal mercato elvetico. Un presupposto indispensabile è costituito dal rispetto dei requisiti di sostenibilità del mercato svizzero, che applica standard molto elevati nel raffronto internazionale.
• Già oggi quasi tutto l’olio di palma destinato all’industria alimentare svizzera è certificato in base a criteri di sostenibilità. Questo a seguito dell’impegno assunto volontariamente dalle imprese importatrici (per maggiori informazioni: www.palmoelnetzwerk.ch), ma anche della domanda di olio di palma sostenibile.
• I requisiti di sostenibilità sanciti dall’Accordo, che rispondono alla crescente domanda di prodotti sostenibili, garantiscono che questa situazione non cambi.

Come fa la Svizzera a garantire che il commercio con l’Indonesia non vada a scapito della popolazione e dell’ambiente?

• L’Accordo contiene disposizioni di ampia portata sulla conciliabilità tra il commercio e lo sviluppo sostenibile.
• La Svizzera e l’Indonesia ribadiscono il loro impegno per i diritti umani, per i diritti dei lavoratori e dei gruppi particolarmente vulnerabili e assumono impegni specifici nel settore ambientale.
• L'Accordo attribuisce particolare importanza alla sostenibilità nella gestione delle foreste, nella pesca e nella produzione di olio di palma. Le parti si impegnano a rispettare e ad applicare efficacemente le leggi volte a proteggere le foreste primarie e gli altri ecosistemi, ad arrestare la deforestazione, il drenaggio delle torbiere e la deforestazione per abbruciamento nonché a rispettare i diritti delle comunità indigene e dei lavoratori.

Per quanto riguarda l’ambiente e i diritti dei lavoratori la Svizzera deve accettare i livelli di protezione indonesiani, che sono relativamente bassi?

• No. Innanzitutto va ricordato che i requisiti tecnici e sanitari per l’immissione di prodotti sul mercato svizzero non sono toccati dall’Accordo e rimangono pienamente applicabili.
• Inoltre, nel capitolo sul commercio e lo sviluppo sostenibile, le parti aspirano a raggiungere elevati livelli di protezione per quanto riguarda gli standard lavorativi e ambientali e si impegnano ad attuare efficacemente le rispettive legislazioni nazionali. Hanno inoltre concordato di non indebolire i livelli di protezione ambientale o lavorativa al solo fine di attrarre investimenti o di assicurarsi vantaggi competitivi nonché di rispettare gli accordi internazionali pertinenti in materia di lavoro e ambiente a esse applicabili.
• Con l’Accordo la Svizzera dispone di un’ulteriore piattaforma e può far leva su diversi elementi per promuovere il miglioramento continuo degli standard lavorativi e ambientali in Indonesia. Se l’Indonesia dovesse violare gli impegni presi, la Svizzera può adire il Comitato misto e adoperarsi per porre fine alla violazione. In questo modo può contribuire ad aumentare la pressione internazionale sul Paese del Sud-est asiatico.

Non è forse vero che gli accordi di libero scambio giovano soltanto alle grandi imprese? Ne beneficiano anche le PMI?

• Numerose PMI svizzere sono profondamente integrate nelle catene di valore internazionali. Secondo un rilevamento doganale, nel 2016 il 60 per cento delle importazioni e il 45 per cento delle esportazioni sono state effettuate da imprese medio-piccole.

• Un nuovo studio di approfondimento effettuato dalla SECO in collaborazione con l’Università di San Gallo ha evidenziato che nel 2019, grazie agli accordi di libero scambio, le imprese con più di 250 collaboratori hanno risparmiato sui dazi all’importazione circa 728 milioni, le PMI addirittura 1344 milioni di franchi.

• Stando agli attuali volumi commerciali, l’Accordo con l’Indonesia frutterà alle imprese svizzere risparmi doganali all’esportazione pari a circa 25 milioni di franchi. I risparmi saranno ancora maggiori se – come auspicato – l’Accordo saprà stimolare ulteriormente il commercio bilaterale. Sul lato delle importazioni i risparmi dovrebbero ammontare a circa 8 milioni di franchi (sempre stando ai volumi attuali).

• L’Accordo aumenterà inoltre la certezza del diritto e la sicurezza di pianificazione: due fattori che per le PMI possono essere di grande rilievo.

Il rimando alla Convenzione internazionale per la protezione delle novità vegetali (Convenzione UPOV 91) non compromette forse il diritto dei piccoli agricoltori indonesiani di produrre in proprio le loro sementi?

• Nell’Accordo gli Stati dell’AELS e l’Indonesia si impegnano a rispettare le disposizioni materiali della Convenzione UPOV 91. L’Indonesia non deve però aderirvi. La Convenzione UPOV 91 – e le disposizioni corrispondenti dell’Accordo – si applicano solo alle varietà che soddisfano i criteri UPOV e non a quelle tradizionali usate dagli agricoltori.

• Inoltre, l’Accordo statuisce esplicitamente che questo impegno non pregiudica i diritti dell’Indonesia di proteggere le varietà vegetali locali. In questo modo l’Accordo tiene conto della legislazione indonesiana sulla protezione delle varietà vegetali.

• L’Indonesiana dispone quindi di un margine di manovra sufficientemente ampio per istituire o mantenere i propri sistemi di protezione delle varietà vegetali.

• In questo modo l’Indonesia può prendere in considerazione le specificità del sistema locale e garantire che i piccoli agricoltori possano produrre in proprio le loro sementi.

• L’Accordo contiene inoltre un articolo sulle risorse genetiche (comprese le varietà vegetali) e sulle conoscenze tradizionali, che fa riferimento ai diritti e agli obblighi della Convenzione sulla diversità biologica e ad altri accordi pertinenti. Anche in questo caso sono prese in considerazione la conservazione della biodiversità e le preoccupazioni dei piccoli agricoltori.
  

Le disposizioni sulla protezione dei brevetti non causeranno un aumento dei prezzi dei farmaci in Indonesia?

• No, le disposizioni sulla protezione brevettuale dell’Accordo non oltrepassano le corrispondenti norme dell’accordo OMC sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (Accordo TRIPS) né quelle della legislazione indonesiana.

• A seguito della riduzione dei dazi prevista dall’Accordo, i farmaci e gli altri prodotti sanitari diventeranno semmai più economici (in media del 4-5%).

• È inoltre sbagliato equiparare brevetti e farmaci: l’esistenza di un brevetto non permette al titolare di chiedere un prezzo qualsiasi per il prodotto in questione. Brevetti e prezzi sono aspetti diversi. Lo dimostra l’esempio della Svizzera: i prezzi dei farmaci sono fissati dall’Ufficio federale della sanità pubblica e negoziati con le rispettive imprese farmaceutiche.

• Il capitolo sulla protezione della proprietà intellettuale specifica l’impegno già preso nell’ambito dell’OMC, decretando che in termini di protezione brevettuale i farmaci prodotti localmente e quelli importati devono essere trattati allo stesso modo. Ciò porterà a un aumento della concorrenza nel settore farmaceutico e, tendenzialmente, a un calo dei prezzi.

• Come in altri accordi di libero scambio, il capitolo sulla protezione della proprietà intellettuale stabilisce norme e procedure affidabili, garantisce più trasparenza e sicurezza giuridica e crea in questo modo una base comune per un commercio più fluido tra Svizzera e Indonesia.

Ultima modifica 19.02.2021