Il Consiglio federale respinge l’iniziativa popolare “Per il divieto di esportare materiale bellico”

Berna, 27.08.2008 - Il 27 agosto 2008 il Consiglio federale ha approvato il messaggio relativo all’iniziativa popolare “Per il divieto di esportare materiale bellico”. Al centro dell’iniziativa è il divieto di esportazione e transito di materiale d’armamento. Il Consiglio federale respinge la proposta popolare senza controprogetto. Il divieto d’esportazione previsto dall’iniziativa metterebbe in pericolo l’esistenza dell’industria svizzera d’armamento. Di conseguenza anche la difesa nazionale è messa in discussione. Migliaia di posti di lavoro andrebbero persi assieme a un vasto Know-how. Nel contempo il Consiglio federale ha fatto il punto sui criteri di autorizzazione per l’esportazione di materiale bellico contemplati dall’apposita ordinanza.

L'iniziativa inoltrata il 21 settembre 2007 chiede che sia vietata l'esportazione ma anche il transito di materiale bellico, in particolare materiale militare (come ad esempio aerei militari di addestramento o simulatori militari) e con essi i relativi beni immateriali. Parimenti devono essere proibiti la mediazione e il commercio dei beni citati con destinatari con sede o domicilio all'estero. Fanno eccezione al divieto armi per gli sport e per la caccia, apparecchi per lo sminamento umanitario e beni temporaneamente trasferiti all'estero dalle autorità svizzere. Inoltre l'iniziativa chiede che la Confederazione sostenga e promuova gli sforzi internazionali nel campo del disarmo e del controllo degli armamenti.

Quale misura di accompagnamento l'iniziativa popolare prevede un obbligo di sostegno della Confederazione della durata di dieci anni a favore delle regioni e dei posti di lavoro toccati dal divieto.

Se l'iniziativa fosse accettata l'industria svizzera dell'armamento sarebbe seriamente minacciata poiché la produzione economica in molti casi dipende dall'accesso dei mercati di esportazione. Con la chiusura o il trasferimento all'estero delle relative aziende la difesa nazionale sarebbe messa in dubbio. L'esercito svizzero dipenderebbe interamente da altri Stati per il suo armamento, il che significa che in caso di crisi il fabbisogno di uno Stato neutrale non sarà prioritario per gli Stati fornitori.

Data la ripartizione geografica dell'industria dell'armamento l'accettazione dell'iniziativa avrebbe come conseguenza l'insorgere di difficoltà economiche soprattutto a livello regionale. L'Oberland bernese, le regioni di Emmen, Stans e Kreuzlingen, ma anche la città di Zurigo sarebbero fortemente colpite. In tutto il paese sono oltre 5'100 i posti di lavoro che rischiano di essere smantellati. Se poi si tiene conto delle possibili conseguenze negative del divieto sulla produzione e il commercio di beni civili, questa cifra si dovrebbe di sicuro raddoppiarla.


L'obbligo di sostegno previsto dall'iniziativa potrebbe causare alla Confederazione dei costi di oltre mezzo miliardo di franchi. In questa cifra sono compresi versamenti di sostegno vero e proprio ma anche le diminuzioni di entrate fiscali e le assicurazioni sociali.

Il Consiglio federale è d'accordo con gli iniziativisti che la promozione della sicurezza e della pace nel mondo, la difesa dei diritti umani e la promozione del benessere per tutti sono obiettivi centrali della politica estera svizzera. La politica in materia di esportazione di materiale bellico deve tener conto di questi obiettivi, fermo restando però l'interesse della difesa nazionale e la sicurezza della Svizzera. Gli aspetti economici non devono altresí essere accantonati (posti di lavoro, tecnologia di punta, ricerca). Il Consiglio federale è del parere che la legge sul materiale bellico nonché quella sul controllo dei beni a duplice impiego e la prassi attuale, restrittiva rispetto ad altri Stati, tengono conto, in modo equilibrato, di questi interessi in parte contrastanti. Per queste ragioni il Consiglio federale respinge l'iniziativa popolare senza opporre un controprogetto.

Precisazione sui criteri di autorizzazione per l'esportazione di materiale bellico
Come annunciato in primavera il Consiglio federale ha precisato ora i criteri di autorizzazione per l'esportazione di materiale bellico, conformemente alle raccomandazioni della Commissione della gestione del Consiglio nazionale (art. 5 dell'ordinanza sul materiale bellico). L'articolo 5 è stato completato da cinque criteri esclusivi. Se uno di questi criteri è verificato, il rilascio dell'autorizzazione è obbligatoriamente escluso. Tale sarebbe il caso della consegna di materiale bellico a un paese destinatario che viola sistematicamente e in modo grave i diritti dell'uomo. Il Consiglio federale è convinto che questa precisazione contribuirà in futuro a evitare casi di esportazioni discutibili.


Indirizzo cui rivolgere domande

Erwin Bollinger, SECO, vice capo Relazioni economiche bilaterali, Tel. 031 322 23 46
Simon Plüss, SECO, capo Servizio Controlli all’esportazione / Materiale bellico,
Tel. 031 324 50 36



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Ultima modifica 30.01.2024

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