L’OCSE riconosce l’impegno della Svizzera nella lotta contro la corruzione di pubblici ufficiali stranieri

Berna, 12.01.2012 - L’OCSE ha pubblicato oggi un rapporto e raccomandazioni per la Svizzera sulla lotta contro la corruzione. In tale contesto l’OCSE ha apprezzato il fatto che la Svizzera abbia condannato per la prima volta un’impresa per non aver impedito la corruzione di pubblici ufficiali stranieri. Inoltre ha lodato il modo di procedere proattivo nel sequestro, nella confisca e nella restituzione di valori patrimoniali acquisiti illegalmente così come l’obbligo di denuncia per il personale della Confederazione introdotto il 1° gennaio 2011. Al contempo chiede maggiore impegno nella lotta contro la corruzione.

Il gruppo di lavoro dell’OCSE per la lotta contro la corruzione (Working Group on Bribery) valuta regolarmente gli Stati che hanno aderito alla Convenzione dell’OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali in merito allo stato di attuazione della convenzione. È la terza volta che la Svizzera si sottopone a un esame di questo genere (la cosiddetta fase 3 dell’analisi Paese per Paese). 

In giugno 2011 un team di esperti dell’OCSE ha visitato la Svizzera e condotto colloqui con rappresentanti dell’Amministrazione federale, del Ministero pubblico della Confederazione, delle autorità cantonali, dell’economia, del mondo scientifico, dei media e della società civile. Il rapporto esamina in particolare il perseguimento penale, le sanzioni e l’impegno della Svizzera nel prevenire la corruzione di pubblici ufficiali stranieri e rileva, oltre agli sviluppi positivi, gli ambiti in cui è ancora necessario intervenire.

Nel suo rapporto l’OCSE apprezza il fatto che la Svizzera abbia condannato per la prima volta un’impresa per non aver preso tutte le misure organizzative ragionevoli e indispensabili per impedire il pagamento di bustarelle a pubblici ufficiali stranieri. L’OCSE loda le autorità svizzere anche per il loro contributo considerevole per quanto riguarda la concessione di assistenza giudiziaria e per il modo di procedere proattivo nel sequestro, nella confisca e nella restituzione di valori patrimoniali acquisiti illegalmente. Sono state apprezzate anche le nuove disposizioni della legge sul personale federale, in vigore da gennaio 2011, secondo cui la maggior parte degli impiegati della Confederazione ha l’obbligo di denunciare i crimini e i delitti di cui viene a conoscenza nell’esercizio della propria funzione. Lo stesso dicasi per le numerose misure di sensibilizzazione e formazione nell’ambito della corruzione sia nel settore pubblico che privato.

L’OCSE deplora invece il fatto che, nonostante siano state avviate numerose procedure penali, non siano state emesse finora maggiori condanne per corruzione. Si consiglia alla Svizzera di formare in modo specifico le autorità di perseguimento penale sull’applicazione delle fattispecie di responsabilità delle imprese nei casi di corruzione. L’OCSE suggerisce inoltre di escludere, istituendo meccanismi sistematici, le imprese condannate per corruzione di pubblici ufficiali stranieri, dall’assegnazione di appalti pubblici e di aiuti pubblici allo sviluppo. Inoltre si raccomanda alla Svizzera di esaminare la propria politica per quanto riguarda il pagamento di “bustarelle”. Un’altra raccomandazione a questo proposito prevede una maggiore sensibilizzazione delle piccole imprese (PMI) attive a livello internazionale verso i rischi di corruzione nelle operazioni economiche con l’estero. L’OCSE consiglia infine di sancire a livello legislativo la tutela degli informatori (“whistleblowing”) anche per quanto riguarda il settore pubblico. 

Nei prossimi anni la Svizzera fornirà regolarmente un resoconto all’OCSE sull’attuazione delle sue raccomandazioni.

La Svizzera ha contribuito in misura determinante all’elaborazione della Convenzione OCSE del 1997 contro la corruzione. In virtù di tale convenzione, dal 2000 la corruzione di funzionari di pubblici ufficiali stranieri è perseguibile anche in Svizzera. Nel 2003, inoltre, sono entrate in vigore disposizioni legali più severe per le imprese.


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