Esportazioni di materiale bellico nel 2016

Berna, 21.02.2017 - Nel 2016 le imprese svizzere hanno esportato materiale bellico in 70 Paesi con l’autorizzazione della SECO per un totale di 411,9 milioni di franchi (2015: 446,6 mio.), che in confronto all’anno precedente corrisponde a un calo dell’8 per cento e a una quota dello 0,14* per cento delle esportazioni complessive di merci dell’economia svizzera. Allo stesso tempo il volume delle nuove autorizzazioni è aumentato del 54 per cento, a 1184,7 milioni di franchi. Anche lo scorso anno la SECO ha verificato in loco, per diversi Paesi destinatari, il rispetto delle dichiarazioni di non riesportazione.

1. Dati statistici sulle esportazioni di materiale bellico
Diversamente dalle esportazioni complessive** della Svizzera, che nel 2016 sono aumentate del 7 per cento circa rispetto all’anno precedente, le esportazioni di materiale bellico hanno registrato un calo come nel 2015, scendendo a quota 411,9 milioni (34,7 mio. fr. o circa l’8 % in meno rispetto al 2015).

Nel periodo di riferimento le principali operazioni hanno riguardato l’esportazione in Germania di diversi tipi di munizioni e relativi componenti (52,9 mio.), la fornitura al Sudafrica di materiale per la direzione del tiro e pezzi di ricambio per sistemi di difesa antiaerea (49,7 mio.) e alla Danimarca di cannoni per la difesa antiaerea della marina (17,6 mio.).

Circa il 58 per cento (2015: 56 %) del materiale bellico era destinato ai 25 Paesi dell’allegato 2 dell’ordinanza sul materiale bellico (OMB), che partecipano ai quattro regimi internazionali di controllo delle esportazioni per i prodotti strategicamente sensibili (gruppo dei Paesi fornitori di prodotti nucleari, gruppo Australia, regime di controllo della tecnologia dei razzi, accordo di Wassenaar)***.

Suddivise per continenti, le esportazioni verso l’Europa si sono attestate al 51,9 per cento (2015: 53,6 %), quelle verso l’America all’11,2 per cento (10,4 %), verso l’Asia al 24,4 per cento (32,3 %), verso l’Africa al 12,4 per cento (3,7 %) e verso l’Australia allo 0,1 per cento (0,1 %).

I cinque maggiori acquirenti sono stati la Germania (93,2 mio.), il Sudafrica (51,3 mio.), l’India (34,6 mio.), gli Stati Uniti (32,1 mio. fr.) e il Pakistan (25,5 mio. fr.).

In base alle categorie di materiale bellico dell’allegato 1 OMB, nel 2016 le esportazioni si sono suddivise come segue: munizioni e parti di munizioni per armi di ogni calibro (cat. KM 3: 33,4 %), materiale per la direzione del tiro (cat. KM 5: 27,9 %), armi di qualsiasi calibro (cat. KM 2: 16,7 %), veicoli terrestri e parti di tali veicoli (cat. KM 6: 5,9 %), componenti per aeromobili da combattimento (cat. KM 10: 5,7 %).

Il restante 10,4 per cento è ripartito fra altre 5 categorie.

Nel 2016 sono state presentate alla SECO 2499 nuove domande di esportazione (2015: 2238). Ne sono state accolte 2395 per un valore totale di 2,195 miliardi di franchi. 29 domande sono state respinte (0).

Su un totale di 2195 milioni di franchi di esportazioni autorizzate nel 2016, 1018 milioni sono imputabili a operazioni già autorizzate in precedenza. Le nuove esportazioni autorizzate ammontano a circa 1184,7 milioni di franchi e sono quindi aumentate di 415 milioni rispetto all’anno precedente (769).

La differenza tra il valore delle esportazioni effettive e quello delle domande di esportazione autorizzate si spiega con il fatto che alcuni beni vengono esportati soltanto l’anno dopo e che spesso le autorizzazioni non vengono utilizzate perché manca la necessaria copertura finanziaria o perché, per altre ragioni, il cliente sospende o annulla l’ordine.

Nel 2016 gli esportatori hanno presentato 64 domande di preavviso (2015: 49) sulla possibilità di ottenere un’autorizzazione per un determinato Paese. 37 di queste domande hanno ricevuto una risposta negativa (2015: 15). Esse riguardavano Paesi in Asia, Africa, Europa orientale, Medio Oriente, America centrale e America latina. Tra i fattori che hanno portato al rifiuto vi sono il mantenimento della pace, della sicurezza internazionale e della stabilità regionale, la situazione interna del Paese destinatario, gli sforzi della Svizzera nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e il rischio che le armi da esportare fossero utilizzate contro la popolazione civile o trasferite a un destinatario finale indesiderato.

2. Esportazioni di armi leggere e di piccolo calibro
Con il proprio rapporto annuale sul controllo dell’esportazione di armi leggere e di piccolo calibro la Svizzera partecipa agli sforzi internazionali per rendere più trasparente questo settore. Nel 2016 è stata autorizzata l’esportazione di 14 723 armi leggere e di piccolo calibro (2015: 7933), destinate soprattutto a imprese attive nel commercio di armi, imprese industriali, forze straniere, organismi di polizia stranieri e altri enti statali.

Secondo l’indagine che l’Institut de hautes études internationales et du développement di Ginevra, istituto indipendente, effettua ogni anno sul grado di trasparenza nelle esportazioni di armi leggere e di piccolo calibro, dal 2009 al 2015 la Svizzera è stata sistematicamente indicata come Paese che vanta la massima trasparenza in quest’ambito. Nel barometro della trasparenza 2016, che verifica le statistiche delle esportazioni del 2013, la Svizzera è quinta classificata. Questo passo indietro è dovuto da un lato a un errore nell’acquisizione dei dati da parte dell’ONU o allo stesso Small Arms Survey, che nella sua valutazione non ha tenuto conto delle informazioni fornite dalla Svizzera a Comtrade, la banca dati ONU. Se invece si fosse tenuto conto di queste informazioni, la Svizzera sarebbe al primo posto con 19,75 punti, insieme alla Germania e al Regno Unito. Dall’altro lato, la differenza di 0,25 punti rispetto ai 20 punti dell’anno precedente è riconducibile al fatto che nel rapporto 2013 della Svizzera sulle Small Arms and Light Weapons (SALW) viene effettivamente citato il valore monetario delle esportazioni rifiutate, ma non il numero di pezzi. Le autorità svizzere incaricate del controllo delle esportazioni faranno tutto il possibile affinché anche in futuro la Svizzera rimanga uno dei Paesi più trasparenti in materia di esportazioni di armi leggere e, in generale, di beni d’armamento.

3. Verifica delle dichiarazioni di non riesportazione tramite ispezioni in loco (post-shipment verifications)
Dal 1° novembre 2012 la Svizzera può esigere, per il rilascio di un’autorizzazione all’esportazione di materiale bellico, il diritto di verificare in loco il rispetto della dichiarazione di non riesportazione.

Esercitando questo diritto, nel 2016 la SECO ha svolto, come previsto, ispezioni in loco (le cosiddette post-shipment verifications, PSV) in Bahrain, Cile, Kenia, Kuwait, Oman, Senegal, Seychelles e Thailandia. Questi Paesi hanno dimostrato di aver mantenuto l’impegno di non riesportare senza il consenso elvetico il materiale bellico ottenuto.

La Svizzera è uno dei pochi Paesi che controlla in loco le esportazioni di materiale bellico. Con il sostegno del DFAE e del DDPS, la SECO svolgerà queste ispezioni anche in futuro.

4. Controllo delle armi convenzionali: sviluppi a livello internazionale
Il 24 dicembre 2014 è entrato in vigore il trattato internazionale sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty, ATT), approvato nel 2013 nel quadro dell’ONU. Dopo essere stato approvato dalle Camere federali e una volta scaduto inutilizzato il termine di referendum, l’ATT è entrato in vigore per la Svizzera il 30 aprile 2015. A metà febbraio 2017 comprende già 91 Stati membri ed è già stato firmato da 130 Stati. Mancano ancora 39 ratifiche, tra cui quella degli Stati Uniti.

In occasione della conferenza straordinaria degli Stati contraenti del 29 febbraio 2016 a Ginevra sono state decise le modalità necessarie per rendere operativa la segreteria dell’ATT, entrata ufficialmente in servizio il 1° marzo 2016.

Dal 22 al 26 agosto si è tenuta a Ginevra la seconda conferenza ordinaria, inaugurata dal presidente della Confederazione. Gli Stati contraenti hanno adottato le ultime decisioni amministrative e istituito il fondo fiduciario previsto dal trattato per finanziare progetti legati alla sua attuazione. Hanno anche approntato le strutture necessarie per attuare gli impegni sanciti dal trattato. La conferenza ha istituito in tal senso tre gruppi di lavoro: (i) Attuazione degli impegni del trattato, (ii) Universalizzazione del trattato e (iii) Trasparenza e reporting. I gruppi di lavoro presenteranno le loro raccomandazioni per ulteriori misure di attuazione durante la terza conferenza degli Stati contraenti che si terrà dall’11 al 15 settembre sotto la presidenza della Finlandia.

5. Statistica sui beni militari speciali dell’allegato 3 dell’ordinanza sul controllo dei beni a duplice impiego (OBDI)
La SECO pubblica anche una statistica sui beni militari speciali dell’allegato 3 dell’ordinanza sul controllo dei beni a duplice impiego (ad es. velivoli militari da addestramento non armati, veicoli da ricognizione teleguidati, visori notturni). Nel 2016 il valore totale delle autorizzazioni rilasciate in base ai criteri previsti dalla legislazione sul controllo dei beni a duplice impiego si è attestato a 693 milioni di franchi (2015: 1165 mio.), di cui 173 milioni (1014 mio.) sono imputabili a operazioni già autorizzate in precedenza. Le nuove operazioni autorizzate lo scorso anno sono quindi ammontate a 520 milioni di franchi (151 mio.). In base all’OBDI, le autorizzazioni sono valide per due anni e sono prorogabili un’unica volta per altri due anni, dopodiché devono essere rinnovate. Siccome la tariffa doganale non prevede una distinzione per i beni militari speciali, non è possibile rilevare dati in merito ai beni effettivamente esportati.

* Non è possibile confrontare questo dato con quelli del 2015 perché la statistica del commercio mondiale tiene conto della compravendita di oro e argento in lingotti e monete.
** Commercio estero totale, inclusi metalli preziosi, pietre preziose e semipreziose, oggetti d’arte e d’antiquariato.
*** Argentina, Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Giappone, Lussemburgo, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Ungheria.


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