Previsioni congiunturali: nel 2025 la crescita dovrebbe accelerare

Berna, 13.12.2023 - In linea con le previsioni precedenti, il gruppo di esperti si aspetta per il 2024 una crescita del PIL svizzero, al netto degli eventi sportivi, ben inferiore alla media (1,1 %; previsione di settembre: 1,2 %). Sulla scia di una graduale ripresa dell’economia globale, nel 2025 la crescita dovrebbe normalizzarsi all’1,7 %*. I rischi legati al contesto monetario sono tuttora in primo piano.

Nel terzo  trimestre del 2023 l’economia svizzera è cresciuta in maniera moderata, sostenuta in particolare dal settore dei servizi. Nei comparti industriali più sensibili all’andamento congiunturale, la creazione del valore è diminuita ancora una volta. Gli indicatori attuali sono in molti casi inferiori alla media, il che lascia presagire una crescita moderata per il prossimo futuro.

Ultimamente l’economia globale è stata caratterizzata da una grande eterogeneità. Nel terzo trimestre l’economia statunitense è cresciuta più del previsto; anche la Cina ha registrato una crescita sostanziale. Nell’eurozona e in Germania, invece, è proseguito in sostanza il fiacco andamento dei trimestri precedenti, in particolare nel settore industriale. Nel complesso, nel periodo in esame è probabile che la domanda globale cresca più lentamente della media storica. Dalla politica monetaria internazionale ci si attende tuttora un effetto frenante. Tuttavia, al momento non ci sono segnali di una recessione globale; finora i mercati del lavoro si sono sviluppati in modo solido e l’inflazione è in calo a livello internazionale.

In questo contesto il gruppo di esperti prevede per il 2024 una crescita dell’economia svizzera dell’1,1 %, dopo l’1,3 % dell’anno in corso (previsione di settembre: 1,2 % per il 2024 dopo l’1,3% del 2023). Stando a queste cifre, per due anni consecutivi l’economia svizzera crescerebbe nettamente al di sotto della media. In particolare, nel 2024 la scarsa dinamicità nell’eurozona potrebbe rallentare i comparti più esposti dell’industria svizzera di esportazione. Considerati il minor sfruttamento della capacità produttiva e i maggiori costi di finanziamento, si prevede un debole andamento degli investimenti. Dai consumi privati si attende ancora un certo sostegno: l’occupazione dovrebbe continuare a crescere, anche se a un ritmo leggermente più lento rispetto alle previsioni precedenti. In seguito al rallentamento dell’economia, nel 2024 il tasso di disoccupazione medio annuo dovrebbe salire al 2,3 %, dopo il 2,0 % dell’anno in corso.

Come in altri Paesi, anche in Svizzera l’inflazione è in calo. Dopo il 2,1 % nell’intero 2023 (previsione di settembre: 2,2 %), nel 2024 l’inflazione dovrebbe raggiungere l’1,9 % (previsione invariata). Da un lato, gli attuali sondaggi aziendali lasciando intendere che la pressione sui prezzi si sta allentando in considerazione di prezzi di acquisto più bassi e di magazzini pieni; inoltre, dal 1° gennaio 2024 saranno aboliti i dazi industriali. Dall’altro, è probabile che l’aumento delle tariffe elettriche, l’adeguamento dell’IVA e il rincaro degli affitti producano un effetto inflazionistico. Un tasso di inflazione significativamente più basso, pari all’1,1 %, non è previsto prima del 2025.

Anche l’economia reale dovrebbe registrare un certo grado di normalizzazione nella seconda metà del periodo in esame. Il gruppo di esperti prevede che nel 2025 l’economia globale, e in particolare quella europea, si riprenderà gradualmente dalla fase di debolezza dei due anni precedenti. Di conseguenza, anche le esportazioni e gli investimenti svizzeri riacquisiranno slancio. Il gruppo di esperti prevede per l’intero 2025 una crescita del PIL dell’1,7 % al netto degli eventi sportivi e un tasso di disoccupazione medio annuo del 2,5 %.

Rischi congiunturali

I rischi congiunturali sono pronunciati. Da un lato, i rischi geopolitici sono aumentati con il conflitto armato in Medio Oriente. Un’escalation della situazione potrebbe comportare anche un forte rincaro dei prezzi del petrolio e, di conseguenza, un rialzo dei tassi di inflazione. Essendo relativamente elevati i tassi dell’inflazione di fondo, sussiste ancora il rischio che a livello internazionale sia necessaria una politica monetaria più restrittiva di quanto ipotizzato. Come conseguenza, la domanda globale subirebbe un’ulteriore battuta d’arresto. Potrebbero inoltre aggravarsi i rischi esistenti legati all’indebitamento a livello mondiale, così come i rischi di correzioni sui mercati immobiliari e finanziari e i rischi di bilancio per gli istituti finanziari. A fronte del rialzo simultaneo dei tassi di interesse in molti Paesi, la stretta monetaria potrebbe ripercuotersi sull’economia reale in maniera più incisiva di quanto attualmente ipotizzato.

Anche gli sviluppi in Germania e in Cina comportano rischi per la congiuntura internazionale e quindi per il commercio estero svizzero. L’industria tedesca potrebbe indebolirsi in modo più massiccio, rallentando più del previsto i comparti esposti dell’industria svizzera. Anche l’economia cinese potrebbe raffreddarsi più di quanto ipotizzato a seguito della crisi del settore immobiliare, dell’elevato livello di indebitamento e del clima di fiducia cupo di aziende e famiglie.

Infine, permangono i rischi nel settore energetico, nonostante la situazione sia ora meno tesa. Nella presente previsione si è partiti dal presupposto che non ci saranno carenze di energia nel periodo in esame. Se in Europa si verificasse una forte penuria energetica, con perdite di produzione su larga scala e un significativo rallentamento, anche in Svizzera bisognerebbe aspettarsi una recessione accompagnata da una forte pressione sui prezzi.

* Per maggiori informazioni relative alle previsioni congiunturali della Confederazione è possibile consultare il capitolo allegato «Previsioni» ripreso da «Tendenze congiunturali per l’inverno 2023/2024» (in tedesco) nonché l’indirizzo www.seco.admin.ch/previsioni-congiunturali.


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