La libera circolazione delle persone rafforza la piazza economica svizzera

Berna, 26.05.2011 - L’Accordo sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea è in vigore da nove anni. Le imprese hanno sfruttato ampiamente le nuove possibilità di reclutamento di manodopera proveniente dall’UE/AELS. L’apertura del mercato del lavoro ha favorito lo sviluppo economico e la crescita demografica negli ultimi anni rafforzando nel suo complesso la piazza economica svizzera. Le ripercussioni negative dell’immigrazione sulla manodopera indigena sono rimaste alquanto limitate ma la loro evoluzione continuerà a essere seguita.

L’immigrazione in Svizzera dipende dalla domanda di manodopera delle imprese nel nostro Paese. L’immigrazione netta riflette pertanto lo sviluppo economico. Nel 2009 il saldo migratorio è diminuito di un ulteriore quarto in seguito alla recessione, ma la contrazione si è arrestata nel 2010 sulla scia della forte ripresa economica. Con un saldo di 67 000 persone, sul lungo periodo l’immigrazione netta è rimasta elevata.

L’immigrazione ha rafforzato la congiuntura svizzera durante la recessione grazie al suo effetto positivo sui consumi e sugli investimenti nel settore delle costruzioni. Rispetto a molti Paesi industrializzati e ai nostri Paesi limitrofi, nel 2009 il calo dell’attività economica è risultato moderato ritornando rapidamente al livello registrato prima della crisi. Dopo l’impennata del 2009, da inizio 2010 la disoccupazione è nuovamente regredita in modo significativo.

Con la libera circolazione delle persone, negli ultimi nove anni l’immigrazione dai Paesi dell’UE/AELS è aumentata notevolmente. Dal 2002 il 58 per cento circa dell’immigrazione netta riguarda i cittadini dell’UE/AELS. Con l’estensione nel 2006 della libera circolazione delle persone agli Stati dell’UE-8 è cresciuta l’immigrazione proveniente dai Paesi dell’Est europeo. Quest’ultima rappresentava nel 2010 il 6 per cento del saldo migratorio totale.

Negli ultimi anni l'occupazione di frontalieri ha registrato un aumento superiore alla media, rafforzato dalla libera circolazione delle persone. La quota di frontalieri è aumentata in modo notevole soprattutto nell’Arco giurassiano, nella regione del Lago Lemano e nella Svizzera meridionale. Se la crescita dell’occupazione del 2001-2008 nelle regioni di frontiera è risultata superiore alla media, la situazione occupazionale della popolazione indigena è rimasta stabile. La regione del Lago Lemano, l’Arco giurassiano e la Svizzera nord-occidentale hanno conosciuto negli ultimi anni un aumento della disoccupazione rispetto alle regioni non frontaliere.

La nuova forza lavoro proveniente dall’UE/AELS riguardava per la maggior parte persone qualificate o altamente qualificate. La percentuale di persone con un titolo di livello terziario ammontava al 51 per cento ed era quindi superiore alla media. Gli immigrati provenienti dall’UE/AELS sono stati complementari alla manodopera indigena. L’immigrazione ha riguardato maggiormente le categorie professionali che negli ultimi anni sono state caratterizzate da un aumento dell’occupazione anche a livello di manodopera indigena.

L’immigrazione di manodopera mediamente o poco qualificata è risultata negli ultimi anni proporzionalmente meno importante. Soprattutto tra i frontalieri nella regione del Lago Lemano, nell’Arco giurassiano e nella Svizzera meridionale, l’occupazione di lavoratori ausiliari è tuttavia aumentata in modo sensibile. In tale ambito, ha avuto un ruolo relativamente importante la fornitura di personale a prestito.

Anche se la concorrenza da parte degli immigrati è complessivamente aumentata, non ha rappresentato un rischio per i posti di lavoro della popolazione locale. Negli anni successivi all’entrata in vigore dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone, tuttavia, è rimasta difficile l’integrazione nel mercato del lavoro della manodopera poco qualificata proveniente da Stati terzi. Le lacune constatate in termini di integrazione delle precedenti generazioni di immigrati sono chiaramente rimaste.

Mentre la crescita salariale superiore alla media per i lavoratori maggiormente qualificati si è leggermente indebolita in seguito all’immigrazione, l’evoluzione dei salari bassi è andata di pari passo con quella dei salari medi. In uno studio più recente sono stati constatati effetti negativi sul piano salariale inoltre per gli stranieri poco qualificati provenienti da Paesi terzi.

L’immigrazione rallenta l’invecchiamento della popolazione e sgrava le assicurazioni sociali del primo pilastro (AVS/AI/IPG/PC) finanziate secondo il principio della ridistribuzione. Poiché anche i lavoratori stagionali possono far valere il diritto all’indennità di disoccupazione in Svizzera, l’immigrazione ha invece comportato costi supplementari per l’assicurazione contro la disoccupazione, anche se finora tali costi si sono rivelati inferiori alle previsioni.


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