La libera circolazione delle persone giova anche nella crisi economica
Berna, 27.05.2010 - Le imprese hanno sfruttato le maggiori possibilità offerte dall’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) per reclutare manodopera qualificata, favorendo la crescita demografica e la ripresa economica. Durante il recente rallentamento economico, pur subendo una netta contrazione l’immigrazione in Svizzera si è mantenuta a un livello relativamente alto e i possibili effetti negativi di un’offerta di lavoro crescente sono stati compensati dagli effetti stabilizzatori dell’immigrazione sulla congiuntura. Nel 2009 è stata ulteriormente ampliata l’attività di controllo nell’ambito delle misure di accompagnamento, in modo da poter rispondere efficacemente alla pressione sulle condizioni salariali e lavorative.
Negli ultimi otto anni, l’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) ha favorito l’immigrazione di lavoratori in Svizzera, consentendo all’economia svizzera una ripresa significante. La percentuale di lavoratori qualificati tra i neoimmigrati è superiore alla media, a tutto vantaggio dell’economia.
Con il rallentamento dell’economia, nel 2009 anche il saldo migratorio della popolazione residente, permanente e non permanente, straniera è calato di un quarto rispetto all’anno precedente e quello dei cittadini dell’UE/AELS addirittura di un terzo. Con un saldo di 68'000 persone, l’immigrazione netta è tuttavia stata relativamente alta rispetto a fasi recessive precedenti. Se all’inizio della crisi economica l’immigrazione persistente potrebbe aver accelerato leggermente l’aumento della disoccupazione, al tempo stesso ha avuto un effetto stabilizzatore sui consumi e sugli investimenti nel settore delle costruzioni. La recessione e il calo dell’occupazione in Svizzera sono stati moderati rispetto ad altri Paesi industrializzati anche grazie all’immigrazione.
Ciononostante, fino alla metà dell’anno scorso la disoccupazione è avanzata rapidamente. L’incremento ha colpito in particolare le persone immigrate da poco. Le ripercussioni dell’ALC sul tasso di disoccupati e sull’andamento dei salari sono valutate in modo divergente dagli esperti. In base alla struttura delle qualifiche e delle professioni degli immigrati, che riflette la domanda dell’economia, non è tuttavia prevedibile un incremento della disoccupazione fisiologica neanche a lungo termine.
Sul piano salariale, finora non sono stati rilevati effetti negativi riconducibili all’immigrazione sulle classi di reddito basse. Si è forse leggermente indebolita la crescita salariale per i lavoratori maggiormente qualificati, il segmento che ha registrato l’immigrazione più elevata.
Per la Svizzera, i maggiori costi del coordinamento delle assicurazioni sociali con gli Stati dell’UE legato alla libera circolazione delle persone sono stimati a 295 milioni di franchi, un importo inferiore alle previsioni iniziali quasi di un terzo. L’immigrazione ha invece avuto ripercussioni favorevoli per le assicurazioni sociali finanziate secondo il principio della ridistribuzione: i contributi versati dai lavoratori provenienti dagli Stati membri dell’UE in Svizzera superano ampiamente le prestazioni che percepiscono.
Attuazione delle misure di accompagnamento
Per evitare che con l’introduzione della libera circolazione delle persone le condizioni salariali e lavorative in Svizzera siano sottoposte a una pressione eccessiva, il 1° giugno 2004 sono state introdotte le misure di accompagnamento. Nei settori in cui sono stati stipulati contratti collettivi di lavoro (CCL) di obbligatorietà generale, commissioni paritetiche (CP) vigilano sul rispetto delle condizioni salariali e lavorative minime. Per lo svolgimento di controlli analoghi nei settori senza CCL obbligatori sono state istituite delle commissioni tripartite (CT).
Nel 2009, l’attività di controllo nell’ambito delle misure di accompagnamento si è intensificata ulteriormente rispetto all’anno precedente: sono stati controllati complessivamente 13‘587 aziende straniere che distaccano lavoratori e 16‘684 datori di lavoro svizzeri.
Se l’attività di controllo presso i datori di lavoro svizzeri è aumentata del 18% rispetto all’anno precedente, nel 2009 gli organi di controllo hanno eseguito l’8% di controlli in meno presso aziende distaccanti. Tale evoluzione si spiega con il leggero calo del numero di lavoratori distaccati nonché con la focalizzazione su settori specifici. Complessivamente è stata controllata quasi la metà dei fornitori di servizi e dei lavoratori indipendenti soggetti all’obbligo di notifica, pari al 4% di tutti gli stabilimenti svizzeri. Oggi le condizioni salariali e lavorative sono controllate in tutti i settori e in tutte le regioni della Svizzera. Le misure di accompagnamento sono applicate e funzionano.
La percentuale di casi di dumping salariale tra i datori di lavoro svizzeri (4%) e le aziende distaccanti (8%) è rimasta costante. Per i settori con un CCL obbligatorio, le commissioni paritetiche segnalano invece un ulteriore incremento delle violazioni dei salari minimi: sono infatti state rilevate infrazioni alle disposizioni salariali presso il 21% delle aziende distaccanti e il 30% dei datori di lavoro svizzeri controllati.
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