Il Consiglio federale vuole proseguire lo sviluppo dello scambio di quote di emissione di CO2 senza introdurre tributi doganali

Berna, 16.06.2023 - La Svizzera e l’Unione europea (UE) vogliono adeguare il sistema dello scambio di quote di emissioni di CO2 per incentivare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del settore industriale. In aggiunta, l’UE introdurrà un meccanismo di adeguamento del CO2 alle frontiere. Sulla base di un rapporto approvato il 16 giugno 2023, il Consiglio federale raccomanda però per il momento di rinunciare a questo strumento.

L'UE incrementa il suo sistema di scambio di quote di emissioni (SSQE) per diminuire maggiormente le emissioni industriali di gas serra. Inoltre introduce un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism, CBAM) finalizzato a ridurre il rischio di rilocalizzazione della produzione in Stati terzi, in cui vigono prescrizioni ambientali più permissive.

Il CBAM dell'UE è il primo nel suo genere a livello mondiale. Per il momento questo meccanismo si applica alle importazioni nell'UE di prodotti ad alta intensità di carbonio dei settori seguenti: ferro e acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, idrogeno ed elettricità. Dopo una prima fase di test, che inizierà nell'ottobre di quest'anno, a partire dal 2026 verranno tassate gradualmente le importazioni per compensare le differenti tassazioni del CO2 tra l'UE e l'estero. L'attuazione completa scatterà dal 2034.

Attualmente, nel quadro dei SSQE collegati, UE e Svizzera distribuiscono diritti di emissione gratuiti agli impianti industriali che consumano molta energia. Dunque la decisione di introdurre il CBAM comporta un cambiamento di sistema. Anche se a livello attuativo restano da definire molti dettagli - e perciò non si possono ancora prevedere condizioni quadro stabili né stimare gli oneri aggiuntivi a carico delle imprese svizzere - in Svizzera il CBAM avvantaggerebbe soltanto pochi impianti industriali ad alto consumo energetico, penalizzando il resto dell'economia. L'accordo che collega i SSQE di Svizzera e UE[1] non obbliga il nostro Paese a introdurre il CBAM. Occorre inoltre notare che in seno all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) questo meccanismo UE viene criticato, perché ritenuto discriminatorio e non conforme alle regole OMC.

Il Consiglio federale ha analizzato gli effetti che un meccanismo di adeguamento del CO2 alle frontiere avrebbe per la Svizzera sotto il profilo dell'economia nazionale, dell'ecologia e dell'economia esterna. In considerazione dei rischi legati alla regolamentazione e alla politica commerciale, il Consiglio federale raccomanda di rinunciare, per il momento, a introdurre il CBAM parallelamente all'UE: a medio termine si tratta di permettere alla Svizzera un certo grado di libertà, fino alla messa a punto di questo meccanismo e alla definizione del suo campo d'applicazione. Entro metà 2026 sarà possibile valutare nuovamente la situazione, anche alla luce del bilancio intermedio pianificato dall'UE.

Nel suo rapporto in adempimento del postulato 20.3933, il Consiglio federale afferma però chiaramente la volontà di adeguare il SSQE svizzero parallelamente a quello UE, affinché i due sistemi possano restare collegati e le merci svizzere non debbano sottostare al CBAM dell'UE.


[1] Accordo del 23 novembre 2017 tra la Confederazione Svizzera e l'Unione europea sul collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra, con relativi allegati (RS 0.814.011.268)


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Ultima modifica 30.01.2024

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