La mancanza di titoli professionali è uno dei problemi che riguarda l’assicurazione contro la disoccupazione (AD). I disoccupati senza una formazione post-obbligatoria sono maggiormente a rischio di disoccupazione. Un rapporto sulla situazione e un’indagine presso i Cantoni permettono di illustrare le possibilità e i limiti dell’AD nel quadro della formazione e del riorientamento professionale per motivi strutturali e di formulare raccomandazioni concrete.
Con la riforma della legge sulla formazione professionale (LFPr) del 2002 sono stati introdotti quattro percorsi per permettere agli adulti di ottenere una qualificazione professionale (attestato federale di capacità o certificato federale di formazione pratica). Due di questi non richiedono un contratto di tirocinio (ammissione diretta all’esame finale e validazione degli apprendimenti acquisiti), mentre per gli altri due il contratto è necessario (formazione professionale di base ordinaria e abbreviata).
Secondo la legge sull’assicurazione contro la disoccupazione (LADI), la formazione di base e la promozione della formazione professionale continua dei disoccupati non rientrano tra i compiti principali dell’AD. Quest’ultima subisce però fortemente le conseguenze della mancanza di titoli professionali, dato che circa un terzo delle persone in cerca d’impiego iscritte all’AD non dispone di tali titoli. Visto che il mercato del lavoro richiede livelli di qualifica sempre più alti, chi non ha una formazione post-obbligatoria è decisamente svantaggiato in termini di collocamento.
Partendo da queste premesse, la SECO ha analizzato come potrebbe essere sfruttato questo potenziale e quali misure potrebbe adottare l’AD nel quadro dei provvedimenti inerenti al mercato del lavoro per sostenere le competenze professionali dei disoccupati scarsamente qualificati in modo da facilitarne il reinserimento.
Il rapporto redatto nel 2015 da KEK-CDC Consultants studia le possibilità e i limiti della formazione di recupero offerta dall’AD. I dati rilevati indicano gli approcci degli uffici cantonali del lavoro nei confronti di queste offerte formative: un aspetto centrale è costituito dalla collaborazione tra formazione professionale e uffici cantonali. Le raccomandazioni formulate nel rapporto prevedono un’intensificazione delle offerte formative di recupero nel quadro dell’AD, ma tengono anche conto dei vincoli finanziari e delle competenze specialistiche disponibili negli URC.
Nell’autunno 2017, inoltre, la SECO ha svolto un’indagine presso gli organi d’esecuzione dell’AD per esaminarne le prassi cantonali e individuarne le esigenze nell’ambito del riorientamento professionale per motivi strutturali. L’indagine si inserisce nel quadro di un mandato assegnato dal Consiglio federale alla SECO per illustrare, in collaborazione con gli organi cantonali dell’AD, le possibilità e i limiti dell’impiego dei provvedimenti inerenti al mercato del lavoro (PML) nell’ottica di tale riorientamento professionale.
I riscontri forniti dagli organi d’esecuzione dell’AD confermano che quest’ultima dispone già degli strumenti necessari per reagire, nell’ambito del suo mandato, ai cambiamenti cui devono far fronte le persone in cerca d’impiego sul mercato del lavoro. A loro parere, tuttavia, esistono possibilità di miglioramento per quanto riguarda le procedure e l’impostazione degli assegni di formazione (AFO). La SECO sta quindi apportando miglioramenti mirati che puntano a semplificare gli attuali strumenti dal punto di vista amministrativo e procedurale e a integrarli in maniera mirata. I risultati sono presentati in un rapporto di cui il Consiglio federale ha preso visione il 21 marzo 2018.