Radiazioni non ionizzanti (RNI)

Esistono diverse tipologie di RNI, nel nostro ambiente circostante e sul posto di lavoro. Si tratta ad esempio di campi elettromagnetici generati da linee elettriche (alta tensione, ferrovie, trasformatori, induzione, ecc.), di radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza provenienti dalla telefonia mobile e dalle reti di radiofonia, ma anche di campi magnetici statici tipici della risonanza magnetica (MRI ecc.).

Dal punto vista fisico, queste radiazioni si distinguono per la frequenza (oscillazioni al secondo) e la forma del segnale. A seconda della frequenza, infatti, si diffondono nell’aria con caratteristiche differenti, con conseguenze altrettanto differenti sulle persone. La sigla EMF (per Electromagnetic Field ossia campo elettromagnetico) o il termine «elettrosmog» sono ormai entrati nell’uso comune.

Le radiazioni non ionizzanti rientrano tra gli agenti di natura fisica che possono danneggiare la salute e il benessere dei lavoratori secondo l’articolo 2 dell’ordinanza 3 concernente la legge sul lavoro (v. «Principio»). L’esposizione alle RNI provenienti da fonti di emissione esterne all’impresa (ad es. linee elettriche, impianti di trasmissione, ferrovie) è disciplinata dall’ordinanza sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti (ORNI; RS 814.710), in base alla legge sulla protezione dell’ambiente (LPAmb; RS 814.01). Quest’ultima stabilisce i valori limite per le immissioni, che garantiscono protezione contro pericoli scientificamente provati. Per gli impianti, inoltre, i valori limiti sono più bassi, in base al principio di precauzione sancito dalla LPAmb, soprattutto allo scopo di limitare l’immissione nei luoghi sensibili (ad es. zone abitate, scuole, ospedali e posti di lavoro fissi).
L’esposizione professionale alle RNI generate da fonti interne all’impresa (ad es. saldatrici, induzione, galvanizzazione, impianti di distribuzione della corrente) è sottoposta, in base alla legge federale sull’assicurazione contro gli infortuni (LAINF; RS 832.20), alle prescrizioni dell’ordinanza sulla prevenzione degli infortuni (OPI; RS 832.30) e ai valori limite d’esposizione ai posti di lavoro [Suva 1903.i]. Nonostante i valori limite, tuttavia, le persone portatrici di dispositivi medici attivi (ad es. pacemaker e defibrillatori) potrebbero non essere sufficientemente protette e in questi casi occorre una valutazione specifica del posto di lavoro. Secondo il principio di precauzione, infatti, bisogna evitare o ridurre il più possibile l’esposizione alle RNI nell’ambito dell’attività professionale anche quando essa si situa al di sotto dei valori limite.

Competenze in materia di RNI sul posto di lavoro

La protezione dalle RNI sul posto di lavoro è di competenza della SECO e della SUVA. I valori limite vigenti [SUVA 1903] disciplinano le radiazioni non ionizzanti massime ammesse nella gamma di frequenze da 0 Hz a 300 GHz dal punto di vista della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Se impianti o installazioni estranei all’azienda creano un aumento dell’esposizione sul posto di lavoro, occorre rispettare i valori limite secondo l’ORNI.

La SECO informa su: protezione della salute in generale sul posto di lavoro, valori limite, maternità e RNI (v. sotto), prevenzione e riduzione dell’esposizione alle RNI sul posto di lavoro e metodi di misurazione.

La SUVA informa su: prevenzione delle malattie professionali, valori limite sul posto di lavoro, metodi di misurazione, misure per il rispetto dei valori limite.  

Maternità e RNI


Per le attività delle collaboratrici incinte esposte a radiazioni non ionizzanti (campi statici ed elettromagnetici nella gamma di frequenza da 0 Hz a 300 GHz) bisogna rispettare i valori limite per le RNI, ossia campi statici ed elettromagnetici secondo l’allegato 1 all’articolo 12 capoverso 3 dell’ordinanza sulla protezione della maternità.

Esempi di gruppi professionali particolarmente esposti:

  • cuoche che lavorano nella ristorazione con apparecchi a induzione,
  • addetti agli impianti a risonanza magnetica (es. risonanza magnetica tomografica negli ospedali).

Per questi gruppi professionali, i settori sviluppano raccomandazioni specifiche. 

Comunicati stampa

08.11.2011

Esposizione ai campi magnetici prodotti da cucine professionali a induzione

Uno studio realizzato congiuntamente dalla Segreteria di Stato dell’economia SECO e dall’Ufficio federale della sanità pubblica UFSP ha dimostrato che i cuochi che utilizzano cucine professionali a induzione sono esposti a campi magnetici che superano in parte il valore limite attuale. Dallo studio emerge anche che con misure adeguate l'esposizione può essere ridotta.

Ultima modifica 18.07.2022

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